Immaginiamo un signore sui 40 anni. Sta facendo colazione, servito dai suoi camerieri con un servizio sfarzersco. Indossa una camicia bianchissima e dei pantaloni attillati e neri. Sul tavolo c'è l'Osservatore Romano. Lo prende, inforca un paio di occhiali e legge: in Italia, la Legge Coppino, emanata durante il periodo della Sinistra storica, rende l'istruzione elementare obbligatoria dai sei ai nove anni in tutto il Regno d'Italia. E' il 15 luglio 1877, quel signore è Massimo Del Drago e ci troviamo nella sua villa tra Tor Pignattara e la Tenuta di Acqua Bullicante.
Filippo era erede di diverse fortune: da quella della famiglia Gentili innanzitutto, ereditata dalla prima moglie di suo padre, ma anche parte delle ricchezze dei nobili principi Massimo a Roma.
Quella dove
si trovava ora era una piccola villetta fuori porta. Voleva stare per un
po' lontano da quel chiacchiericcio della nobilità romana. Filippo era
intrepido e spavaldo, non esitò a sposare per interesse una dicendente
di Francesco I delle Due Sicilie, per ingraziarsi la benevolenza del
Papa.
Ecco come doveva apparire la campagna intorno a Roma nel 1877. Fonte: web | |
Negli ultimi 10 anni la vita romana iniziava a vedere i primi, timidi segni di un processo di modernizazione economica e sociale. Modernizzazione che, per una città circondata da ettari ed ettari di terreni agricoli non poteva che tramutarsi in modernizzazione del settore agricolo: fiorivano istituzioni come la Società romana di orticultura, la Società dell'incoraggiamento per migliorare il suolo, l'agricoltura e la pastorizia.
Anche per questo Filippo si trovava nella tua villa. Voleva andare a vedere dei nuovi attrezzi agricoli in prova nella vicina tenuta di Centocelle: si passava dalle trebbiatrici azionate dalla forza dell'uomo o dei cavalli alle trebbiatrici a vapore.
Trebbiatrice azionata da cavalli |
Trebbiatrice azionata da uomini |
Mentre si trova sulla porta della sua villa, guarda all'orizzonte, e siccome è una bella giornata, intravede in lontanza verso sud, il Mausoleo di Sant'Elena, vicino alla Villa dei De Sanctis. I De Sanctis furono tra i primi tenutari che cominciarono a mutare i rapporti di classe (nobili proprietari e mercanti di campagna discutevano alla pari).
Mausoleo di Sant'Elena in un acquerello del Piranesi del 1756. Non credo che fosse tanto diverso 121 anni dopo. |
Tutto ciò avveniva sebbene la popolazione a Roma fosse ancora papalina nell'animo più indolente che lieta, dopo sette anni di Regno d'Italia. Le abitudini placide e indifferenti, tipiche del popolo romano, erano troppo forti da farsi smuovere da quella novità.
Filippo salì sulla carrozza e, sedutosi iniziò a pensare agli anni passati: da quando il duca di Sermoneta presiedette la Giunta provvisoria di governo della città, fino alla sua fuga definitiva (e liberatrice) verso Firenze.
Chissà, magari anche il principe
Filippo avrebbe voluto andarsene. Ma non voleva fare la fine del
principe Doria che, costretto a funzioni di corte, tentò di rifiutare la
nomina a senatore
e finì per chiudersi nel suo palazzo.
Ma ancora i tempi non erano maturi per quella nobiltà romana che, pur accettando il cammino della storia, non si adattava ai nuovi modelli sociali e comportamentali: ci penseranno i figli ad alimentare una forte presenza aristocratica negli organismi politici della città.
La storia appena descritta è un po' romanzata. Ma dalla mappa che ho pubblicato sembrerebbe proprio che alcune importanti famiglie avevano qualche possedimento in questo quadrante: Aldobrandini, Del Grande, Del Drago su tutte. Poi ce ne sono altre: Ambrogetti, Pantaleo, De Sanctis appunto, Bordoni.
Non c'era Centocelle, non c'era Viale Partenope. Roma finiva al Mandrione. Chissà se il principe Filippo avrà mai immaginato cosa sarebbe accaduto da li a 100 anni esatti...
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