Sezione Ipogeo Villa Cellere |
Continuiamo il viaggio all'interno di questo affascinante quanto misterioso ipogeo tratto da Marchi, G. (1844). Monumenti delle arti cristiane primitive nella metropoli del cristianesimo: Architettura. Italia: Tip. di C. Puccinelli.
Sarebbe poi sconsigliatezza il presumere di poter portare una giusta sentenza intorno all'uso a cui servì la parte nobile di questo cristiano solterraneo, somigliante a quello di s. Agnese nelle due scale, diversissimo da ogni altro luogo cimiteriale nello spazio che alle due scale s' intramezza, quando prima non se ne esaminasse sottilmente l'interna struttura e le principali particolarità . E postochè la cella esterna non entra a costituirne l'integrità, incomincisi dalle due scale, le quali con inclinazioni tra loro ben diverse e molto capricciose discendono dalla via pubblica e dalla campagna nel cimitero. Capricciosa altresì e in qualche modo curvilinea ne è anche la loro icnografia, non parallela la loro
larghezza , che dove più si protende non oltrepassa un metro e mezzo . Lo spazio piano che tra esse si frappone , non ha più che trenta metri di lunghezza su due di larghezza ; e sui due lati gli si aprono le une rimpetto alle altre sei celle sepolcrali con una bocca larga tre metri ed una profondità presso a poco di quattro . Le sei celle costituiscono anch' esse la parte nobile del sotterraneo , come quelle che ne hanno comune il pavimento e comune l'altezza delle volte a differenza delle quattro vie laterali ; e sulla loro bocca non hanno pareti o tramezzi che da esso le dividano. In tal guisa l'area intera di questo sotterraneo , che può considerarsi quasi separato dal cimitero comune , è presso a poco di centrenta
due metri quadrati.
Per dare al sotterraneo , il quale non s'abbassa più che otto metri sotto il piano della campagna superiore, la solidità che non potevasi ottenere dalla fragilità del tufa , fu necessario che l'arte v aggiungesse del suo le pareti e le volte . Non sono adunque le sole due scale con muri e volte artifiziali ; ma il sotterraneo quanto è ampio va debitore di sua conservazione a questo universale provvedimento. Le celle laterali , come poco profonde , sonosi sostenute senza gli aiuti delle costruzioni : ma le quattro vie laterali se si vollero prolungare , si dovellero restringere alla misura comune delle vie tutte cimiteriali , e con una dolce inclinazione , che può vedersi in A tav . VIII , convenne abbassarle fino ad aver trovato negli strati del tufa quella saldezza , nella quale è ricavato tutto il rimanente cimitero de santi Marcellino e Pietro.
Ma ciò che meglio d'altra cosa ne può condurre allo scoprimento delle ragioni di lanta ampiezza congiunta a ricchezza di marmi nelle scale , di musaici ne' pavimenti, di stucchi figurati nelle volte e nelle pareti , e quindi del vero uso di tutto il sotterraneo, sono i quattordici sepolcri segnati H ed I. Non a loculi comuni , ma appartengono essi alla classe de ' monumenti arcuati , e più specificatamente di que ' monumenti arcuati che in questi sacri cimiteri si considerano come altari . Ognuno sa che al tempo della nostra imperatrice altare non poteva esservi , il quale non fosse ad un tempo sepolcro d' uno o più
martiri. Prima del dugensettanta dell’ era nostra , la chiesa romana per divota consuetudine celebrava il sacrifizio eucaristico sopra i sepolcri de' martiri . Fu il pontefice san Felice , il quale ordinò che quella consuetudine avesse forza di legge universale e perpetua.
Perciò se questi monumenti arcuati sono altari nel modo più usato degli altari cimiteriali , debbesi inferire che l'imperatrice avesse fatto collocare loro in seno le venerande ossa dei martiri , perchè questa parte del suo cimitero fosse chiesa , se non per tutti gli usi a cui le chiese si adoperano , almeno per la celebrazione e la partecipazione del più augusto dei cristiani misteri.
Numerate le persone che potevano nella parte piana adunarsi , rilevasi che una delle due scale era più che bastevole a procacciare a tutte l'ingresso e l'uscita comoda e pronta . Così una scala sola bastava al passaggio de' fossori e de' divoti che più addentro nel cimitero per le quattro vie laterali si volevano introdurre . Per qual fine aprirne due ? Per chè le donne non 'avessero mai neppure nel breve tratto dell'ingresso e dell'uscita a trovarsi a contatto con gli uomini . Per questo fine medesimo credo io collocate nel pavimento su gli angoli esterni delle celle quelle pietre traforate che paion basi di colonne.
In questi trafori s'imperniavano , quando in un luogo , quando in un altro a misura del bisogno , cancelli amovibili che servivano a contener divisi gli uomini adunati dalle donne , ciò che vediamo essersi fatto altrove con cancelli o transenne stabili e ferme .
Era io tranquillissimo su questi miei giudizi rispetto alle scale e all'uso del sotterraneo . Contuttociò la forma del luogo m'impediva di persuadermi che qui fosse tutta la chiesa voluta da s . Elena nel suo cimitero . Come sotto le absidi o le tribune delle primitive basiliche vedonsi creati que' sotterranei che si chiamarono confessioni o martirj ; a fine di collocarvi dentro e di ben custodirvi i corpi de' martiri che da' sacri cimiteri si estraevano , e coteste confessioni per quanto fossero alle basiliche congiunte e per mezzo di piccole finestrelle con queste comunicassero , pure non erano esse le basiliche : così
qui venivo io tra me e me argomentando , non doversi questo sotterraneo considerare come un'intera chiesa , ma solo come un martirio alla chiesa congiunto . Sterrate erano le cinque celle M rimaneva ostruita dalla terra d' alluvione la cella N che è nel centro del sotterraneo , e che mi manteneva nella speranza che dovesse ella essere l'immediato vestibolo della chiesa che stavami nella mente . I Del Grande a mia istanza la sterrarono quanto bastavami ad esplorarne le pareti e la profondità. Fu nel trovarla chiusa alla maniera delle altre cinque che riconobbi la mia illusione , ed insieme l' improbabilità che l'imperatrice ordinasse , che servisse d'adito ad una chiesa (la qual sarebbe sempre per grandezza e magnificenza corrispondente alla confessione che stiamo esaminando ) una delle quattro
anguste e povere vie che da essa si diramano . Rammentandomi le forme delle chiese più antiche vedute e misurate da me in altri cimiteri , dovetti conchiudere che questo luogo non ha a considerarsi come chiesa aperta per adunare i fedeli a udir la divina parola , nè per apprestare a' pontefici una stanza opportuna alla consecrazione de' vescovi o alle ordinazioni del clero inferiore. Nel tempo in cui abbiam veduto falta questa opera , molto più agiati e più liberi erano i luoghi per cotali uffizi santissimi . Questa adunque è chiesa nel modo che sono chiese le confessioni o le grotte sotterranee delle nostre più antiche
basiliche. L'unica differenza per cui l'una dalle altre distinguesi è che in queste ne' tempi più antichi non eravi altare sotterraneo , ma il sacrifizio celebravasi nell'altar superiore della basilica , il quale perciò appunto chiamasi tuttavia altare della confessione : laddove qui che la basilica e l'altar superiore vi mancano , gli altari sono sotterranei , e sono tanti , quante erano le coppie de' martiri che entro vi erano stati traslocati , perchè due ordina riamente ne racchiudeva ogni monumento arcuato .
Nè in altra guisa che per quella d'un traslocamento avrebbe l'imperatrice potuto arricchire di reliquie di martiri questa parte nobilissima del suo cimitero . Il dichiarato favore di cui il cristianesimo godeva , non ci consente di credere che ventotto cristiani fossero stati tratti a morte su gli occhi de ' magistrati di Costantino per ragion di fede .
D'altronde egli è appunto questo il tempo , in cui le traslazioni de' martiri incominciano. Le basiliche suburbane del Vaticano , della via Ostiense , della Labicana , della Tiburtina , della Nomentana , accoglievano in quegli anni sotto a’loro altari le reliquie di Pietro e di Paolo principi degli apostoli , di Marcellino prete e di Pietro esorcista , di Lorenzo levita , e di Agnese che fu il fiore più bello delle romane vergini. A persuadersi che queste sacre basiliche dalla prima all' ultima fossero edificate col loro centro sopra il luogo preciso de' cimiteri , ove que' martiri erano stati la prima volta sepolti , dovrei far violenza a me medesimo : tante sono le difficoltà che mi si affacciano nel conciliare il fortuito or
dine di que' sepolcri ne' tempi delle persecuzioni con la scelta ragionata de ' luoghi ove quelle basiliche sono erette . Chi mai in mezzo a ' trambusti d'una guerra cieca avrebbe potuto prevedere il numero , la quantità , le virtù de' martiri che ne sarebbon rimasti vittime gloriose ? Chi potea a costui o a colei provvedere sotterra nella profondità di dieci , di quindici , di venti metri un sepolcro , il quale rispondesse appuntino sotto quel luogo, che ottenuta la pace , sarebbe stato riconosciuto come il più proprio ad innalzargli sopra una basilica?
Quando si voglia discretamente ragionar sulle cose de' nostri cimiteri , altri fatti si incontrano , i quali ne mostran la traslazione de' corpi da luogo a luogo nell'interno di quelle grotte anche ne ' tempi di persecuzione . Nel museo di questo collegio romano custodisco io una pietra cimiteriale opistografa , sulla quale furono la prima volta scolpite queste tre voci HILARA IN PACE. Trasportata quest'Ilara ad un sepolcro che non potevasi nè volevasi chiudere con questa pietra e con epigrafe tanto semplice , la pietra fuadoperata a chiudere il loculo d'una Irene , intagliatevi sulla faccia opposta le parole IRENE IN PACE , lasciando intera l’HILARA IN PACE. E se vi fosse chi credesse , non essere questo che un errore del quadratario , il quale fosse costretto a mutare la IRENE in HILARA o viceversa , inviterei l'oppositore a riconoscere sulla pietra stessa la diversità della mano e del tempo delle due iscrizioni e nella calce attaccata ai margini delle due faccie della pietra il certo argomento della sua collocazione successiva a due sepolcri di versi. Ed il ventiquattro maggio trascorso introdottomi io nel cimitero di Ciriaca per raccogliere il frutto delle ultime escavazioni di quest'anno , trovai prossimo al sepolcro
d'un martire il loculo d'un bambinello chiuso con un frammento di grande lapida cimiteriale , sul quale oltre alcune lettere e parole malamente smozzicale , vi rimaneva intera la nave cristiana col faro verso cui era spiegata la vela . A queste osservazioni aggiungasi il fatto di que' cubicoli che sono stati scavati e dipinti o perchè due e tre martiri di grande celebrità vi avessero dentro un sepolcro non comune , o perchè servissero di chiesa ove celebrare le funzioni più sacre . Parlerò tra poco d'un di que' primi in cui m' imbattei nell' aprile di quest'anno ; e più a lungo dovrò in miglior luogo parlar de' secondi . Mi
giovi qui il far osservare , che nè nei primi , nè nei secondi i martiri non vi potevano essere riposti se non alcuni giorni ed alcune settimane dopo sostenuto il martirio . Bastavano pochi giorni a scavare ed apprestare un cubicolo non intonacalo e non dipinto ; ma vivoglion settimane per abbellire anche solo un monumento arcuato con pitture e stucchi. Nel qual fratempo le inevitabili conseguenze della putrefazione de'cadaveri costringeva que ' fossori a chiuderli per poco in un sepolcro per trasferirli quindi all' altro che dovevasi apparecchiare.
Qusti falti e ragionamenti quando si raccogliessero in numero anche maggiore , proverebbero a maraviglia l'autenticità di alcune poche iscrizioni cimiteriali troppo inesorabilmente dalla moderna critica rigettate come non genuine. Egli è verissimo che il primitivo linguaggio epigrafico de' cristiani è quanto si possa dire sobrio e conciso , e che massime dalla metà del terzo secolo le iscrizioni cimiteriali vengono allargandosi progressivamente nelle forme e nelle notizie che ci danno de’ sepolti . Ma non perchè la lapide è del quarto secolo , cessa di essere cimiteriale ed autentica . Io ho per fermo, che i martiri fatti da s . Elena trasportare in questa sua confessione sotterranea , avevano i propri nomi e le indicazioni proprie a' loro sepolcri primitivi , perchè tengo egualmente per fermo che , tranne poche
eccezioni , sotto questi altari si riponessero que' confessori i cui nomi erano descritti nei martirologi e di cui annualmente per quanto polevasi si rinnovava la memoria nel giorno del martirio , che chiamavasi giorno natalizio . Or come adattar la pietra d' un loculo comune o d'un monumento arcuato di forma determinata ad altro monumento arcuato aperto con diverse proporzioni ? E qual cosa tanto verisimile , quanto che in cosiffatte occorrenze , senza alterar la sostanza della iscrizione , le si aggiungessero sulla nuova pietra forme che mal si accordano col tempo a cui la primitiva iscrizione rimontava ? Chi oserà
affermare , che il santo pontefice Damaso non abbia avuto nè chi gli sia ito innanzi, nè chi gli sia venuto dietro nel fatto di adornare con iscrizioni ed epigrammi nuovi i sepolcri de’martiri di tempi già trapassati? È adunque mia opinione , che ne'monumenti arcuati di questo sotterraneo fossero stati trasferiti dalle parti più rimote del cimitero i martiri, verso cui i fedeli professavano maggiore venerazione per la maggior eccellenza de' loro meriti , e che ne' loculi comuni delle celle laterali ottenessero di essere sepolti alcuni de' più ferventi loro veneratori .
Non mi rimangono che alcuni cenni intorno poche accidentalità materiali del luogo su cui ho finito di ragionare. Egli è chiaro che l'architetto , o qualsiasi altro che ne diresse l'escavazione e l'apertura , lo volle posto su d ' una linea retta in tutta la sua lunghezza , e volle che le celle laterali ad angoli retti con questa lunghezza s' incontrassero . E perchè l'esecuzione si allontana di tanto da questo così semplice divisamento ? Non so trovarne la cagione fuori della età a cui l'opera appartiene , e delle non poche difficoltà che incontransi in un lavoro sotterraneo a cava chiusa . Veggo io ne' cimiteri la diversità dello stile e de' tempi come nelle pitture e nelle iscrizioni , cosi ne'tagli delle roccie e nelle architetture . Ne' cimiteri più antichi in luogo di queste dispiacevoli irregolarità incontransi e vie e celle e piccole chiese e mezzane di sì gentile maniera , che in quelle angustie e in quelle tenebre metton di se maraviglia . E qui sarebbe maraviglia l'imbattersi in quelle forme che con quelle de' tempi di Costantino non s' affacessero. Il cavatore educato alla simmetria e alla giustezza de' tagli , quantunque sprovveduto di strumenti e di pratiche geometriche operi quasi alla cieca , contuttociò su buone linee si studia di condurre il suo lavoro e lo conduce . Qui io non vi so vedere che un aperto disprezzo dell'ordine e della
armonia , e questo non pur nel modo con cui si è tagliato il sotterraneo , ma molto più nell'opera del muramento , nel quale si sarebbero potuti emendare molti difetti del taglio , e non si sono emendati .
Nel 1388 quand' io avevo per il capo divisamenti ben diversi da questi studi della Roma Sotterranea , non ero stato un de' primi a recarmi al cimitero di s. Elena ; perciò nulla avevo potuto vedere degli stucchi di che erano rivestite in origine le pareti e le volte. Nello sterrare la cella N polei per brev' ora vedere ciò che poco stante doveva perdersi nello staccarsi e rimuoversi delle terre d' alluvione . Lo stucco sollevavasi universalmente dal pavimento in uno zoccolo di poco più che dodici centimetri . Su questo zoccolo piantavano basi attiche, e sopra queste pilastrini scanalati e tra pilastro e pilastro quadretti e rombi chiusi entro piccole cornici. Di capitelli , architravi e cimazi , di fascie e scompartimenti che richiamassero nelle volte i pilastri e gl'intercolunni delle pareti , non polei vedere gli avanzi, caduti al cader delle acque di molti secoli e sepolti nell'alluvione.
Mi è paruto che il musaico non meritasse d' essere apprezzato fuori di quella sola parte che mi presentava il simbolo cristiano della colomba. Questa è fatta come le migliori opere che potevansi eseguir con quest' arle nel secolo costantiniano ; il rimanente è pura opera meccanica.
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