venerdì 25 febbraio 2022

Villa Cellere, viaggio all'interno di un misterioso ipogeo (I Parte)

Continuiamo ancora il viaggio alla scoperta di Villa Cellere (o villa Del Grande) e del suo ipogeo. Nell'opera "Marchi, G. (1844). Monumenti delle arti cristiane primitive nella metropoli del cristianesimo: Architettura. Italia: Tip. di C. Puccinelli" sono ben descritte e rappresentate delle iconografie e ortografie dell'ipogeo.

L'italiano è quello del 1844, ma è comunque ben comprensibile. Buon viaggio!

TAVOLA VI E VII

In queste tavole e nella seguente vi è rappresentata l'iconografia e l'ortografia dell'ingresso al cimitero giustamente creduto di S. Elena. Il tuono forte della tinta nella icnografia e nella ortografia indica i muri e le volte costruile del sotterraneo.

A. Muro che tra mezzogiorno e ponente chiude la vigna dei signori Del Grande lungo la via Labicana.
B. Angolo di confine della tinaja o cantina della vigna Del Grande.
C. Sotterraneo ove stendesi la grotta della vigna Del Grande.
D. Taglio aperto nel tufa con intendimento di allargare la grotta , ma che invece con dusse allo scoprimento del cimitero .
E. Scaglioni di recente costruzione che mettono nella scala antica del cimitero.
F. Pianerottolo ove ora si ferma lo sterramento dell'antica scala, la qual pure s'inoltra fin sotto il muro di cinta sulla via Labicana.
G. Piano inclinato e scala che discende al cimitero .
H. Sepolcri o monumenti arcuati simmetricamente disposti lungo le pareti delle scale e dello spazio intermedio.
I. Monumenti arcuati, curvilinei nel fondo interno come sull' alto della fronte esterna.
L. Prima direzione de' cavalori nell' ingrandire la grotta C.
M. Celle o cubicoli aperti interamente sullo spazio interposto alle due scale con arche o loculi scavati nelle pareti per la sepoltura de cadaveri.
N. Cella sterrata non più di quanto bastava a riconoscerne l'andamento e la profondità.
O. Pietre saldamente murate nel pavimento sulle quali pare posassero piccole colonne.
P. Vie incominciate a sterrare, le quali si diramano nell'interno del cimitero.
Q. Diramazione di altre vie.
R. Via che si arresta nel vivo della roccia.
S. Altre vie sterrate alcun poco presso questa prima loro bocca.
T. Quadri a colori che abbelliscono il pavimento, il quale è tutto messo a musaico.
T a. Quadro nel cui mezzo è rappresentata una colomba sopra un ramo d'olivo.
V. Altra scala e piano inclinato per cui si discende al cimitero.
X. Area d'una cella sul cui lato orientale è appoggiata la scala.
Y. Porte che dalla vigna Del Grande introducono alla cella e alla scala.
Z. Muri antichi con moderni ristauri i quali chiudono la cella.
L'ortografia ricorrendo fedelmente sopra le linee della icnografia non ha bisogno d'indicazioni, tranne quella del lucernajo (a), ora restituito al suo uso antico e degli altri lucernaj (b), i quali rimangono tuttavia ostruiti dalla terra d'alluvione.


TAVOLA VIII.
A. Ortografia trasversale lungo la linea che nella icnografia della tavola precedente vedesi segnata S P Q Q.
B. Faccia esterna del muro che chiude il lato meridionale della cella X dove mette capo la scala settentrionale.
C. Faccia interna del muro medesimo e colonnetta fissata in capo alla scala .
D. Colomba sopra un ramo d'olivo che vedesi nel mezzo del musaico segnalo T a nella icnografia.
Il monumento che in queste tre tavole si presenta è situato presso la via Labicana un buon quarto di miglio più lungi da Roma che non sono gli avanzi della primitiva basilica de'santi Marcellino e Pietro e quelli del mausoleo o sepolcro della santa imperatrice Elena.
Il caso piuttosto che lo studio o la deliberazione nel 1838, non sappiamo dopo quanti secoli, lo restituì agli studiosi della Roma Sotterranea e delle cristiane antichità. I signori Tommaso e Natale Del Grande, cittadini di molte facoltà e di gentilissimi modi, ingrandita e migliorata una lor vigna che quivi hanno, si trovarono nella necessità d'ingrandirne eziandio la grotta che ne è il cellajo sotterraneo. Incominciatone il taglio nella direzione da D ad L, i cavatori fuor d'ogni aspettazione usciron ben presto dalla roccia vulcanica che stavan tagliando, e s'avvennero in un sedimento di terre d'alluvione tenaci al pari di qualsiasi più forte argilla, le quali posavano sopra un pavimento messo a musaico bianco e nero di palombino e lava basaltina.
Rinunziarono tosto i Del Grande al divisamento di allargarsi colla grotta in quella direzione, e presero invece a far vuotare il sotterraneo, progredendo non da L M sulla destra G, dove allora non seppero avvedersi della scala che v'era nascosta, ma da L M verso T V, ossia verso la scala opposta che guarda tra settentrione e levante. Andiam dunque debitori al solo amore dei Del Grande verso le buone arti di tutto lo sterramento che vedesi in queste tre tavole. Essi lo fecero eseguire nella parte principale ne' giorni piovosi del 1838; e negli anni appresso nella scala G , e nelle vie P P Q Q R.

Come suole nel primo avviamento di coteste escavazioni, le pareti del sotterraneo, le scale e le vie minori si rimanevano rivestite e chiuse da quel loto tenacissimo delle alluvioni. Perciò non è da maravigliare, se antiquarj eziandio di molta autorità accorsi allora sul luogo, dopo aver considerato quella ricchezza di pavimento, quella disusata larghezza di sotterraneo , quella generale apertura di sei celle diverse sulla lunghezza maggiore del sotterraneo medesimo, senza che vi apparisse mai negli esami comparativi co' cristiani cimiterj alcun esempio nè di vie , nè di celle che alla forma di queste s'assomigliassero, non esitarono a dichiarare profano un monumento, che era pure in tutte le sue parti cristiano.
Ma spogliatesi poco appresso le pareti di quel loro rivestimento, e venuti quindi in luce que'quattordici monumenti arcuati che in esse sono aperti; esplorate le vie laterali e le pareti delle sei celle con quel gran numero d'arche o sepolcri che dentro esse vi sono scavati; sterrata la scala verso mezzogiorno ed apparita in un quadro del musaico del pavimento lanoelica colomba annunzialrice di verità; veduto per ultimo che contra tutti questi certi segni di sotterraneo cimiteriale cristiano non si presentavano argomenti per cui il monumento si potesse per qualsiasi titolo rivendicare a diritti od usi pagani, i giudizi comuni si riunirono in unanime accordo: talchè quanti dipoi si recarono a visitare il luogo ( e vi si recò lo stesso regnante Pontefice Gregorio XVI ) lo riconobbero per quel che in verità era, cioè per cristiano; quantunque di più ampie e ricche proporzioni che non sono le comuni de ' primitivi cimiterj.
 

Il cavaliere segretario della pontificia accademia romana di antichità fece conoscere al pubblico il monumento prima che fosse finito di scavare; e può chi vuole prenderlo a studiare nel decimo volume degli atti dell'academia stessa. Io lo produco nella integrità nella quale ora si ammira; al che, più che altra cosa, mi spinge l'opportunità di poter supplire al difetto di quello che ho dato nella V tavola precedente . Gl’interramenti e le rovine non mi hanno permesso di scoprire se non per due terzi il doppio ingresso al cimitero di s. Agnese . La buona critica meglio s'affiderà all'ingresso doppio del cimitero di s . Elena accessibile in tutte le sue parti, che a quello di s. Agnese, al quale sarei stato obbligato di aggiungere, come ristauro, una parte, che ora non è praticabile, e che avrebbe potuto non ispirare una piena fiducia.
Nel mettermi poi tra il silenzio della storia e la mancanza delle lapidi a rintracciare il vero autore della bella opera che è questa, non posso lasciar di rilevare la stretta relazione che passa tra il monumento, che nella tavola V precedente mi sono studiato di dichiarare e quello che qui ora pongo innanzi alla considerazione degli studiosi . Era quello parte d'un doppio ingresso al primo e al secondo piano del cimitero di s . Agnese, aperto dopo ottenuta la pace della chiesa, ne'primi lustri del quarto secolo, presso la via Nomentana, ad un buon quarto di miglio di distanza dalla basilica della stessa s . Agnese e del prossimo mausoleo di Costanza figliuola o sorella dell' imperator Costantino . È questo un doppio ingresso al solo primo piano del cimitero de santi Marcellino e Pietro, aperto ne' primi lustri del quarto secolo, per dichiarata protezione del primo imperatore cristiano, presso la via Labicana, ad un buonquarto di miglio di distanza dagli avanzi della basilica primitiva de ' medesimi santi Marcellino e Pietro e del mausoleo di Elena madre di Costantino. In tanta parità di luoghi circostanti abbiam tuttavia la varietà di nome nel cimitero. Quello della via Nomentana non ha portato mai il nome di Costanza , ma solo sotto quello di s. Agnese ci vien dato di conscerlo ne'più antichi monumenti, quantunque la sua prima origine di molti lustri preceda il martirio di questa vergine: laddove il cimitero de’santi Marcellino e Pietro è chiamalo eziandio cimitero di s. Elena, quantunque anch'esso sia di un secolo almeno anteriore alla potenza dell'Augusto Costantino e della sua madre.
Che il nome di Elena dato al monumento sepolcrale che il volgo chiama comunemente Tor Pignattara abbia buon fondamento nella storia, possiamo rilevarlo da ciò che troviam scritto in Beda (Item basilicam via Labicana inter duas lauros beato Marcellino et Petro martyribus et mausoleum ubi matrem suam posuit in sarcophago purpureo. Beda de sex aetatibus mundi), in Anastasio Bibliotecario (Eisdem temporibus Augustus Constantinus fecit basilicam beatissimis martyribus Marcellino presbytero et Petro exorcistae inter duas lauros; ubi beatissima mater ipsius sepulta est Helena Augusta in sarcophago porphyretico via Lavicana milliario ab urbeRoma tertio. Anast. Bibl. Vit. S. Silvestri edit. Blanch), ed in Niceforo Callisto (Extra urbem romanam sepulta in templo rotundo porphyretica urna deposita . Nic. Call. VIII. 31).

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